VINI AUTOCTONI
Dopo la tremenda gelata del 1709 che distrusse gran parte dei vigneti del nord Italia, la viticoltura del Veneto si ricompose anche su vitigni probabilmente già presenti, ma poco diffusi. Andarono quindi ad arricchire la consistenza dell’antico panorama varietale alcuni vitigni a bacca bianca, tra i quali: il Glera lungo, il Verdiso, la Bianchetta, la Boschera e la Perera. Sono vitigni che in alcuni casi ebbero un’importanza notevole, basti pensare che nel 1874 in provincia di Treviso si producevano 23.500 q.li di Verdiso, 14.500 di Bianchetta e solo 3.700 di Prosecco (allora così si chiamava il vitigno Glera). Queste varietà venivano spesso usate in mescolanza per ottenere un vino più complesso e così fu nei decenni, dove via via il Prosecco prese il sopravvento, ma sempre in mescolanza con queste varietà a lui affini. Oggi la viticoltura si è fatta più specializzata e questi vitigni sono diventati una minoranza anche per i loro caratteri non sempre rispondenti alle esigenze di una moderna viticoltura (es forte sensibilità del Verdiso ai marciumi, della Perera alla Flavescenza dorata, etc).
Queste varietà andrebbero però conservate gelosamente in quanto custodi di storie e di tradizioni oltre che di valori organolettici fonte di identità e unicità.
BIANCHETTA
Un tempo diffusa dai colli Euganei ai Berici sino ad arrivare al bellunese. L’ Agostinetto da Cimadolmo la cita nel suo testo nel 1679 chiamandola Bianchetta gentile. Recenti analisi genetiche ne assegnano una stretta discendenza (tipo genitore-figlio) con la Durella dei monti Lessini.
La sua coltivazione si è andata riducendo soprattutto per la sua estrema sensibilità all’oidio che ne rende spesso aleatoria la produzione e la maturazione nonostante presenti una buccia assai spessa. Dalla Bianchetta si ottiene un vino abbastanza semplice, ma dai sentori mediterranei di timo e fruttati di pesca, è leggermente astringente e anche questo complessa bene i caratteri del Glera.
BOSCHERA
Deve il suo nome all’aspetto vigoroso e disordinato della vegetazione. Antico vitigno delle colline trevigiane trovò la sua sede di elezione nell’area di Fregona dove ancor oggi viene utilizzato in taglio con altri vitigni (Glera, Verdiso, Bianchetta) per ottenere il vino passito “Torchiato di Fregona”. L’apporto aromatico del Boschera nel torchiato di Fregona si attesta sui sentori leggermente amarognoli.
GLERA TONDA
Conosciuto sino al 2009 con il nome Prosecco, poi per ragioni di protezione del nome del vino, viene identificato con il nome di Glera (tonda), già suo sinonimo, lasciando il nome Prosecco esclusivamente al vino. Il Glera (tonda) è geneticamente diverso dal Glera lunga dal quale si differenzia per caratteri morfologici e qualitativi. Nella metà del 1800 il Conte Balbi Valier selezionò sulle colline di Solighetto un biotipo dal grappolo spargolo, con acini di diverse dimensioni e più aromatico della media, lo chiamò biotipo Balbi ed è tuttora il più diffuso in tutte e tre le denominazioni. Il vino Prosecco è quasi esclusivamente prodotto in versione spumante con metodo Martinotti e si presenta leggero, piacevole, delicatamente profumato ove spiccano i sentori di mela, floreali e frutta matura. Il vino Prosecco, ottenuto dal vitigno Glera, è attualmente il vino più conosciuto al mondo.
GLERA LUNGA
Destinato a scomparire se non fosse stato recuperato e rivalorizzato intorno al 1980 dall’allora Istituto Sperimentale per la Viticoltura (ora CREA-VE). Varietà un tempo diffusa non solo nel Veneto, ma anche in Friuli e sino al Carso sloveno. Oggi si è definitivamente stabilito essere una varietà autonoma rispetto al Glera tonda dalla quale si ottiene il vino Prosecco.
La netta differenza genetica si estrinseca nella Glera lunga con un’uva più ricca di zuccheri e di acidità che conferiscono al vino una maggior struttura, corpo e freschezza; nella composizione aromatica è più ricco nei sentori di frutta matura e di speziato mediterraneo, ma rispetto al Glera tondo è più debole nei sentori floreali e fruttati nel loro complesso. Viene ancor oggi utilizzato esclusivamente in taglio con il Glera tondo.
VERDISO
Grazie alle verifiche genetiche si può affermare con certezza che corrisponde alla Pedevenda coltivata a Breganze (VI) e già menzionata da Aureliano Acanti nel 1754. Oggi il Verdiso si coltiva nell’area di Combai, dove i suoli magri, il clima asciutto e ventilato garantiscono una piena e sana maturazione. Proprio in queste zone è ancora possibile trovare alcuni vinificatori che lo producono in purezza.
Caratteristiche di questo vino sono una evidente freschezza acida che esalta le note di frutta acerba (mela verde, limone, cedro), frutta matura (pera e mela mature), floreale (rosa e glicine), vegetale fresco (peperone e foglia di fico) e speziato mediterraneo (timo, anice, fieno secco). Proprio per la sua struttura acida si presta particolarmente bene ad arricchire il vino Prosecco.
PERERA
Il suo nome ricorda la forma del grappolo, ma anche il profumo di pera che si percepisce già all’assaggio dell’uva e poi ancor più nel vino. E’ vitigno debole, sensibile alle malattie e agli andamenti stagionali e questo lo ha reso di minor interesse e limitato a sporadiche comparse nei vigneti tanto da quantificarne oggi pochi ettari. Il grappolo a maturazione assume un bel colore giallo dorato e il suo apporto aromatico è la pera Williams assieme a delicati sentori floreali.